Centenario Dario Fo: Morte Accidentale di un Anarchico con Lodo Guenzi
Prima anticipazione degli eventi dedicati ai 100 anni di Dario Fo!

Il regista Giorgio Gallione e l’attore Lodo Guaenzi si misurano con una delle opere più rappresentate e rappresentative del teatro di Dario Fo e Franca Rame: Morte Accidentale di un Anarchico.
Debutto al Teatro Sociale di Canzo, Como, martedì 16 Dicembre 2025.
Per vedere tutte le date della tournée https://www.infinitoteatro.it/produzione/morte-accidentale-di-un-anarchico/
Comunicato Stampa Spettacolo
MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO
di Dario Fo e Franca Rame
regia Giorgio Gallione
con Lodo Guenzi
e Matteo Gatta, Eleonora Giovanardi, Alessandro Federico, Marco Ripoldi, Roberto Rustioni
scene di Guido Fiorato
luci di Andrea Violato
costumi di Francesca Marsella
assistente alle scene Francesca Marsella
assistente costumi Marisa Mantero
aiuto regia Riccardo Iellen
realizzazione scenografie Officina Scenotecnica Gli Scarti
organizzazione Alessandro Beltaro e Anna De Martini
amministrazione Morena Lenti e Riccardo Rossi
macchinista Alberto Tizzone
elettricista Michele Forni
ufficio stampa Maddalena Peluso
social media Gaia Giardina
un ringraziamento speciale alla Fondazione Dario Fo e Franca Rame e al Teatro Sociale di Canzo.
Progetto Grafico nduja design studio con disegno originale di Dario Fo
Nel centenario della nascita di Dario Fo, Giorgio Gallione si confronta con il Premio Nobel per la letteratura.
Nel 1921 un emigrante italiano “volò” fuori dalla finestra del palazzo della polizia di New York: è questo l’episodio che Dario Fo prende a pretesto per Morte accidentale di un anarchico, una farsa tragica, divertentissima e inquietante che dopo più di cinquant’anni è ancora oggi rappresentata con grande successo in tutto il mondo. La “morte accidentale“, così ironicamente definita da Fo, è in realtà quella dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato il 15 dicembre 1969 dal quarto piano della Questura di Milano durante uno degli interrogatori relativi alla strage di Piazza Fontana. Un “malore attivo”, così lo definì l’inchiesta.
L’edizione di quegli anni, curata e interpretata da Fo, divenne presto mitica, epocale, con sold out infiniti per più di duecento serate, vibranti di entusiasmo e partecipazione sociale e civile. Il tutto tra tentativi di censura, provocazioni e pericoli reali, con ripetute, cicliche telefonate anonime che avvertivano della presenza di bombe in sala. Questo perché la morte di Pinelli fu più che sospetta, tanto che il testo di Fo, attraverso il paradosso comico della scrittura, è in realtà basato su documenti autentici, verbali di processi e inchieste giornalistiche documentatissime che denunciano le cause e le radici politiche di quella diffusa e perturbante “strage di stato” che insanguinò quegli anni e di cui questo episodio è tragico emblema.
Ma la genialità di Fo, evidente ancora oggi, è quella di ambientare questo avvenimento in un contesto ridicolmente grottesco, con protagonista e motore dell’azione un Matto, un moderno giullare affetto guarda caso da “istriomania” (cioè il bisogno irrefrenabile di spacciarsi per altre persone) e che usa perciò il gioco comico, il travestimento, la maschera, lo sberleffo satirico come arma per smascherare le bugie arroganti e le grossolane contraddizioni di un potere goffo e sfacciato (commissari, agenti e questori) che nega la verità e l’evidenza della propria degradazione.
«Nei tempi bui dobbiamo cantare i tempi bui» ha scritto Brecht. Allo stesso modo Fo sceglie coraggiosamente la scomoda posizione del ribelle non allineato, affrontando tra l’altro più di duecento denunce e processi, per raccontare in palcoscenico una verità che nessuno voleva davvero ricercare né tantomeno scoprire. Sempre con Brecht, Dario preferisce «mettersi dalla parte del torto, perché tutti gli altri posti erano occupati».
Il nostro Matto sarà Lodo Guenzi, attore dai poliedrici talenti che guiderà una sarabanda comica, grottesca e satirica un po’ commedia degli equivoci, un po’ slapstick comedy, un po’ grottesco teatro di denuncia, cosciente della grande eredità dell’autore premio Nobel e contemporaneamente moderno performer che fa propria quella tradizione per rinnovarla e rimodellarla sulla propria sensibilità artistica e moderna coscienza critica.